ROMA. â» La riforma del catasto si farà, perché allâarchivio degli immobili italiani serve un aggiornamento e più trasparenza, ma non porterà a nuove tasse sulla casa. Eâ il doppio punto fermo del governo sulla delega fiscale. Mario Draghi rassicura così â» ancora una volta â» il centrodestra che lo sostiene e implicitamente blinda il suo posto a Palazzo Chigi. Nessun trasloco anticipato, fa intendere, perché non è stanco e il suo impegno continuerà a essere «al massimo, facendo tutto quello che è nelle sue facoltà» fino alla fine della legislatura.
Nel faccia a faccia chiesto da Lega e Forza Italia, dunque, lâex banchiere centrale conferma la linea sul nuovo catasto che agita tanto il centrodestra. Non lo cancella, ma nemmeno alza un muro. Anzi, mette al lavoro i tecnici del ministero dellâEconomia per correggere il testo insieme ai partiti (sul sistema duale, ad esempio, si farà un lavoro tecnico per affinare il testo). Prossima verifica, dopo Pasqua.
Tanto basta a Matteo Salvini e Antonio Tajani per mostrarsi fiduciosi, a fine incontro. Soddisfatto per «lâampia disponibilità di Draghi a risolvere i problemi», il leader leghista accenna veloce al mantra del âniente tasse in piùâ e si sfila dai cronisti augurando buona Pasqua. In serata puntualizza il no a stangate «né oggi né tra qualche anno», visto che la riforma dovrebbe entrare in vigore dal 2026 e che questa «è e resta la condizione imprescindibile per votare la delega fiscale».
Positivo pure il numero due di FI che sorride alla âminacciaâ della fiducia, perché «se si trova lâaccordo, non serve», fa notare. Unâipotesi che in realtà aleggia ancora sul provvedimento che giovedì scorso ha trasformato la commissione Finanze della Camera in un ring, fino allo stop forzato e in attesa dellâapprodo in Aula, ancora da definire.
Il vertice chiarificatore però sembra aver riportato il sereno. Non a caso Carlo Calenda liquida il colloquio come «teatro, non politica» con «proclami e minaccia di non voto a fronte di un rischio inesistente» e finito con un «ci siamo sempre amati», secondo il leader di Azione. E Giorgia Meloni sminuisce: «Da Draghi solo parole».
In realtà la quiete è apparente e dettata da unâattesa vigile e inevitabile. Soprattutto fra i leghisti, restano i dubbi su come di fatto si concilierà lâaggiornamento del catasto con la garanzia sulle tasse. I più oltranzisti si soffermano sullâapertura di Palazzo Chigi a limare la legge, segno che i timori sollevati erano fondati.
In ogni caso il primo round, durato unâora e mezza, si chiude in un clima più di confronto che scontro, come raccontano molti. Draghi accoglie la delegazione del centrodestra di governo al completo: oltre a Lega e FI, ci sono i vertici di Udc, Coraggio Italia, Noi con lâItalia e non mancano i capigruppo parlamentari. Assieme al premier câè il ministro dellâEconomia, Franco.
Salvini e Tajani ribadiscono che non è in forse il sostegno al governo, ma sulle aliquote e su casa e risparmi non si scherza. E al coro si associano i piccoli della coalizione: tutti presenti anche per mostrare la compattezza del fronte. Lo rimarca Marco Marin di Coraggio Italia, aggiungendo che non câè «nessuno strappo ma solo proposte costruttive per tutelare gli italiani in un momento così difficile».
Il centrodestra replica soprattutto a Enrico Letta del Pd che poco prima del colloquio a Chigi, twitta: «Oggi il centrodestra che sostiene Draghi fa propaganda e va a protestare su questioni su cui Draghi ha già chiarito. Noi incontriamo sindacati e imprese su salari, inflazione e carovita». Da qui la risposta trattenuta di Salvini: «Spero che Pd e M5s la smettano con le provocazioni».
Nellâincontro il premier ignora le polemiche. Ma non avrebbe nascosto il rammarico per essere stato descritto dalla stampa come il capo di governo che vuole aumentare le tasse, assicurando che con il suo esecutivo non accadrà. Idem sullâimpegno, smentendo ogni sospetto di stanchezza: «Mi stancherei moltissimo se non fossi messo nelle condizioni di poter operare, ma non è questo il caso».
(di Michela Suglia/ANSA)
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